Pensare da Poveri

Tempo di Lettura: 5 Minuti
Pensare da poveri è un modo per difendersi dalla paura del fallimento.
E’ un modo come un altro per rimanere nella confort zone.

 

ELON MUSK HA PERSO 13 MILIARDI DI DOLLARI

Oggi ho letto un articolo su una pagina Facebook. Il titolo riportava:
“Elon Musk ha perso 13 miliardi di dollari nelle ultime ore”.
Scelgo quindi di avventurarmi fra il delirio di commenti che puntualmente, laddove c’è da lamentarsi (quindi potenzialmente ovunque, lol), proliferano come muffe.
Ed ecco il genio:
“Beh li ha persi perché li ha, io che non ho niente non perdo niente”.
Bravo.
La mentalità di chi gioca al ribasso è eccezionale, perché in ogni momento, in ogni situazione, in tutte le condizioni esterne e interne che capitano, pensa sempre ad avere poco per non rischiare di perdere o comunque per avere meno responsabilità.
E quando perde, dà puntualmente la colpa all’esterno.

LA DANZA DEL CIGNO NERO

Non so se intendete, qui stiamo parlando di responsabilità, della capacità di saper gestire cose e denaro (e volendo anche sentimenti) senza avere paura di perdere tutto.
E come si fa a non avere questa paura?
Semplice, sapendo che non è all’esterno, nelle cose, nel denaro, nelle persone e neanche nei sentimenti, che si trova la felicità vera.
Chi cerca la felicità nelle cose, nelle persone, nei momenti belli, nelle parole, negli eventi, non trova felicità, trova paura.
La paura è sempre dietro l’angolo di chi, per poco o tanto, possiede qualcosa.
Pensiamo a Pierino che è solo e triste. Tutto sommato si è abituato così. Poi conosce Pierina e si innamora ed è felice.
Oh che bello essere finalmente felici.
Ora cosa accade? Se Pierino è scemo, pensa che quella sia la felicità tanto attesa e non si preoccupa di nulla, riesce perfino a illudersi che, quando Pierina gli dice che il loro amore sarà per sempre, lo sarà davvero. Lol.
Se Pierino ha sei neuroni, invece, e davvero ne bastano solo sei, comincia a provare un senso di paura. È la paura di perdere Pierina e di non essere più così felice.
Questa è la condizione media di tutti gli esseri umani. Se non è Pierina, è un figlio, una madre, un padre, una macchina, un lavoro, una rel…
ah no, la religione non ti può abbandonare, vero. Avete capto come mai molte persone si affidano alla religione?

LA FELICITA’ NON SI APPOGGIA FUORI

Non è possibile, su nessun piano se non su quello illusorio, essere davvero felici mentre si delega anche solo l’1% della propria felicità alle cose o persone esterne.
Per questo vi auguro con tutto il cuore di trovare quella felicità piena che non nasce dal possedere cose, ma dall’Essere.
E per ottenerla serve necessariamente essere pronti ad assumere su di sé la responsabilità al 100% della propria vita.
Significa sapere che fuori non c’è niente.
Significa smettere di sperare che accada qualcosa per farci stare meglio, significa non alimentare le azioni lenitive che aumentano il senso di pace e di amore tramite manovre esterne (sesso, divertimento indotto, distrazioni varie).
E badate bene: non troverete mai quel tipo di felicità se non sarete disposti a rischiare tutto, a radere al suolo ogni sicurezza, ad espiantare ogni supporto, a liberarvi da ogni affetto.
Togliere ancore e catene, anche le più belle e confortevoli, è indispensabile affinché possa emergere da dentro quella forza profonda capace di farci sentire al sicuro anche in mezzo al nulla cosmico.

DIVERSIVI E CONFROT ZONE

È lì che serve andare, è quella la direzione, verso dentro.
Ogni altra azione porta inevitabilmente al ripetersi del dolore e della sofferenza. Appena cede il controllo, appena vacilla un aspetto su cui si è basata la propria vita, ecco che emergono la paura e il dolore.
Sicché tutta la vita delle persone che non hanno trovato la gioia di Essere in mezzo al nulla e che, senza appigli di sorta, sanno essere felici, è destinata ad essere trascorsa nella ricerca della distrazione.
E quindi avanti con amici e famiglia, avanti col prossimo amore, con la prossima seratina, con la prossima festa, con cibo e alcool, avanti con droghe e divertimento.
Tutto pur di non ascoltare il silenzio e la delusione.
Tutto pur di non guardarsi dentro.
Tutto pur di non vedere ciò che temiamo.
E poi ci sono quelli che si guardano dentro un po’, ma senza andare in profondità, o quelli che lo fanno per un periodo e poi pensano di essere a posto per sempre e tornano ad avere bisogno di quell’ossigeno inebriante. Non è buffo?
Convincersi di essere a posto e pensare che quindi la vita sarà più serena?

VI SPOILERO LA VITA

Vi faccio uno spoiler:
la vita di chi non ha toccato il fondo ed è riemerso con le sole sue forze, non sarà mai migliore. E se lo sarà, lo sarà per mezzo di un’illusione.
E se pensate “beh ma io il fondo l’ho toccato e ora sto bene” vi dico che, no, non è quel genere di fondo di cui parlo.
Non parlo della disperazione per aver perso qualcuno di caro, neanche della desolazione di chi non ha nulla.
Mi riferisco alla difficoltà, e per alcuni impossibilità, di stare senza qualcuno da amare e qualcuno da cui farsi amare. Di vivere senza l’approvazione, senza l’affetto, senza anima viva su cui contare, se non sé stessi.
Di vivere così, senza nulla e nessuno, e tuttavia senza lamentela, senza senso di ingiustizia, senza dolore, ma con la pace nel cuore di chi ha trovato la propria gioia dentro di sé.
In tutto questo, avere amici, famiglia, lavoro, spesso non aiuta. Perché qualche isolotto su cui fermarsi a riprendere fiato è quello che conduce alla trappola dell’Ego, ovvero:

BASARE IL PROPRIO BENESSERE SULL’ESTERNO

Buffo, no? Passiamo la vita a fuggire da noi stessi, a pretendere l’approvazione dagli altri, e poi ci lamentiamo quando soffriamo perché l’esterno non ci rende felici. Come se avessero davvero degli obblighi quei poverini.
In una società evoluta questo verrebbe catalogato come disturbo mentale, il primo e più diffuso, se vogliamo.
Ma in questa società invece questa attività viene incentivata.
E a quelli a cui dovesse venire voglia di dire “ma l’essere umano è un animale sociale” oppure “non possiamo vivere isolati da tutti”, rispondo che io non sto intendendo minimamente di dover stare isolati, di non interagire, di non innamorarsi, di non farsi aiutare anche, se necessario.
Io sto parlando di non delegare all’esterno la propria gioia, il proprio senso di Essere.

IL CORAGGIO DI NON DELEGARE

Si può fare tutto senza delegare responsabilità, ed è il solo modo per ottenere cose REALI.
Delegando invece si ottiene sempre, sempre finzione destinata a finire.
In poche parole: posso avere amici, posso avere una famiglia, posso avere un amore, posso avere una casa o del denaro, ma se l’ipotesi che queste cose vengano a mancare mi crea dolore, allora sto delegando la mia stabilità emotiva all’esterno, e questo, ripeto, è l’inizio di tutto il dolore che le persone provano.
In questo senso, talvolta, si dice che sia meglio essere stupidi. Perché chi non si rende conto di quello che ho appena spiegato, illusoriamente vive meglio.
A questo punto non so se augurarvi di essere stupidi, perché vi voglio bene 💙
Ma anche qui, dipende da voi.
Nessuno vi biasima se scegliete la via comoda. In fondo, perché scomodarsi?
A chi interessa una gioia e un amore puro, indipendente, ovvero l’unico amore reale possibile? 😉
Ad maiora.

Condividete questo post, è utile per tutti 💙

Seguitemi anche su
INSTAGRAM per storie e reels.
FACEBOOK per post con contenuti inediti su crescita personale e relazionale.
TIKTOK per video pillole su Donne, Sesso, Coppie e Capire le Donne.
YOUTUBE per video educativi sui temi sopra citati.
GRUPPO “VERO UOMO” per interagire con gli utenti, inserire post e seguire le dirette del lunedì alle 21:30 in cui rispondo alle vostre domande.
✅ CANALI PER LE COMUNICAZIONI UFFICIALI, avvisi eventi, link dirette, SCONTI, comunicati importanti:
LEGGI ANCHE  Perdere la testa fa male?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *