Darsi Ragione vs Ascoltare

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E’ meglio darsi ragione? O è meglio vedere se abbiamo davvero ragione?

La maggior parte delle persone passa la vita a cercare di darsi ragione, a cercare di confermare la loro personale idea che, in qualche modo, le fa sentire più sicure.

Ebbene, questo è il modo migliore per generare dolore e per rimanere estranei alla propria evoluzione interiore.

Per tutti sembra normale cercare persone, informazioni, perfino terapeuti, che confermino la propria visione.

Qual è quindi la soluzione?

Dobbiamo trovare qualcuno (o dobbiamo farlo noi stessi) che ci dica “Sei uno/a stupido/a!” .. “Stai sbagliando, devi fare così o cosà!”??

No, perché il mondo è sufficientemente pieno di persone che ti dicono dove sbagli e poi ti spiegano come devi fare per essere come vogliono loro. E lo fanno perfino gratis (sì, perché così si distraggono e si sentono meno miserabili). I più furbi, invece, si fanno pagare!

Ma, appunto, proiettare le proprie ombre su chi abbiamo davanti non è difficile, no? E poi, cercare di cambiare gli altri sulla base di come secondo noi dovremmo essere noi – e per estensione tutto il mondo – non è difficile. Su. Lo sanno fare quasi tutti.
Se hai un po’ di autostima – non importa se sia vera o finta – puoi farlo.

Ma sai cosa, invece, è un po’ meno semplice fare?
Beh, fermarsi.

Ci fermiamo mai?
Non chiedo se ci fermiamo mai a pensare… quello non è fermarsi.
Né se ci fermiamo mai a valutare il passato o a progettare il futuro.

No, io sto parlando di ascoltarsi.
Di ascoltare il corpo, il respiro, le emozioni. SENZA vestirle di un’accezione negativa o positiva. Perché se ci mettiamo a giudicarle, a dividere fra bene e male, stiamo comunque pensando.

Siamo capaci di ascoltare e basta? Questo è quello che dovremmo fare, in realtà.

Ascoltare.
Nient’altro.
E nell’ascolto, nel vedere pulito, emerge la verità.

In nessun’altra attività è possibile far emergere la verità.
E dalla verità viene la pace.

Senza verità, si vive in un perenne stato di conflitto. E da quel conflitto, che genera dolore, si vuole scappare. Quindi si fanno cose, con la mente o col corpo. Tutto pur di non sentire.

La distrazione si concretizza in quasi tutto quello che facciamo durante il giorno: lavorare, parlare, leggere, farsi una famiglia, giocare, divertirsi, uscire, innamorarsi, fare l’amore, tutte cose “normali” che fanno tutti, no?
Distrazioni.

Le stesse attività possono però diventare fonte di crescita e introspezione, semplicemente per mezzo dell’attenzione, dell’osservazione, del vedere e del sentire pulito.
Senza sforzo, senza giudizio.

Solo da questa attività nasce l’amore.

Non cerchiamo di darci ragione, quindi, neanche di darci torto.
Non cerchiamo la distrazione, né sforziamo la visione.

Cerchiamo solo di lasciar emergere la nostra naturale propensione all’osservazione e all’ascolto.
Non serve aggiungere nulla, occorre solo smettere di fare resistenza a quello che già c’è.

Quiete.

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