DOMANDA DI FRANCESCO:
Come affrontare la paura di un futuro abbandono quando si è ancora single? Ed identificato questo timore si preferisce optare per delle conoscenze superficiali/relazioni frugali badando bene di NON instaurare relazioni durature per preservarsi da future sofferenze.
Ringrazio anticipatamente.
Indice
UNA FORMA DI DIPENDENZA
RISPOSTA DI DANIELA:
La paura di un futuro eventuale abbandono è una forma di protezione. In altre parole si sta desiderando di evitare un dolore (ipoteticamente più grande) sostituendolo con un dolore ipoteticamente minore, ovvero quello di non avere relazioni profonde.
Anche questa è una forma di dipendenza affettiva, o meglio, una strategia di sopravvivenza che innesca il dipendente affettivo che ha paura di soffrire tantissimo.
Della serie “sono talmente terrorizzato dall’abbandono – la paura più grande dei dipendenti affettivi – che mi pre-abbandono così non potrò essere abbandonato”.
Resta il fatto che, comunque, chi vive con la paura dell’abbandono, di fatto è una persona che dipende emotivamente dall’esterno.
TU CREI IL DOLORE DELL’ABBANDONO
Partiamo dal presupposto che siamo sempre noi a decidere.
Tu Francesco dipingi questa cosa, portandola come domanda a me, come se fosse un problema. Quello che devi vedere è che qui il problema più grande sta nella tua decisione consapevole (prima inconscia, poi portata alla coscienza) di operare in questo modo “furbo”.
In altre parole, se tu decidi che al momento non saresti in grado di reggere una grande sofferenza, data dal sentirti sbagliato, dallo stare da solo, etc. allora quello che stai facendo può avere anche senso.
Mi spiego con un paradosso: se al momento il tuo stato di coscienza è quello che, se ti lascia la donna che ami follemente (o quella che un giorno amerai), ti butti dal balcone, allora fai bene a vivere delle relazioni superficiali, perché nessuno vuole che tu ti lanci da un balcone.
Lo scopo quindi sarebbe quello di arrivare ad essere il più possibile sereno nel caso in cui una relazione con una persona che ami molto dovesse finire.
Quindi la domanda corretta dovrebbe essere:
come faccio a vivere serenamente le INEVITABILI fini di relazioni che potrebbero capitare durante la mia vita?
Una domanda che contiene già una risposta importante.
TUTTE LE RELAZIONI FINISCONO
In un manuale di psicologia generale che studiai all’università, al capitolo “Relazioni Sentimentali” lessi una frase del tipo:
tutte le relazioni finiscono, nel migliore dei casi quando uno dei due muore.
La frase non era così brutale, ma il senso era questo. Perdonate, ma non ricordo il titolo del manuale e al momento sta in qualche scatolone chissà dove.
Fare un lavoro dove si riesca ad abbracciare l’impermanenza, l’instabilità, la consapevolezza che nulla è sotto il nostro controllo, e parallelamente lavorare interiormente per sviluppare un amore reale, dall’interno, che corrisponde anche con un senso di pace e gioia immutabili, è la cosa più bella e giusta da fare.
Da qui, tutta la vita risulterà in discesa, salvo qualche piccolo dosso.
Quando c’è pace interiore, amore per sé, di conseguenza accadono relazioni belle e appaganti che possono durare anche una vita.
Quando c’è bisogno, possesso, paura di perdere, allora si instaurano relazioni di miseria, ricche di paura, proiezioni, disperazione, malessere, liti, possesso.
COME CREARE LA PACE
La domanda è: che relazione vuoi?
Se preferisci vivere in pace, lavora per creare la pace.
Come?
Smettendo di coltivare quello che ti crea dolore e dando energie solo a quello che ti fa DAVVERO bene. Coltivando solo quello che ti genera gioia pura.
Più i motivi di gioia risiederanno in te, anziché all’esterno, più sarai sicuro nel dare senza paura di perdere.
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