Cosa ci rende davvero felici?

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Nel dizionario Treccani, la definizione di felicità è la seguente:

Stato e sentimento di chi è felice

Nel Garzanti invece leggiamo:

stato di chi è felice, di chi ritiene soddisfatto ogni suo desiderio;

 

Ho chiesto nel mio gruppo Facebook “Vero Uomo – crescita personale e relazionale” cosa sceglierebbero gli utenti, tra tutto ciò che esiste, nell’ipotetica idea di poterla ricevere, per sentirsi realmente felici.

Le risposte sono state disparate, ma con quattro linee comuni e maggioritarie, delle quali solo una è quella vera:

 

1. I SOLDI

Nell’immaginario collettivo, avere una montagna di soldi per poter comprare ogni cosa, sembra essere l’ipotesi migliore per raggiungere in fretta la felicità.

Chi non vorrebbe vincere milioni di euro al superenalotto? Poter finalmente comprare tutto quello che desiderava da una vita intera ed essere così finalmente felice!

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Ad una prima occhiata, sembra davvero che avere tanti soldi possa donare la felicità. Forse per qualche raro individuo, avere tanti soldi potrebbe essere una via per praticare la strada che può portare alla felicità, adesso vedremo quale via.

In realtà, decine, forse centinaia, di celebrità, depresse e suicide, possono dimostrare che avere fama, posizione sociale invidiabile, bellezza e tanti, ma tanti soldi, non porta automaticamente alla felicità.

Tutt’altro: come osserva Jim Carrey (allievo diretto di Eckhart Tolle) dicendo “Vi auguro di avere tutto quello che avete sempre desiderato per capire che non era quello che davvero stavate desiderando!”, ciò che veramente vogliamo non sono le cose, o comunque quello che possiamo ottenere attraverso il denaro.

In primis perché, ciò che otteniamo dall’esterno (denaro incluso e tutto quello che ne consegue – donne, beni di lusso, stile di vita agiato) ci può essere portato via. Una crisi, un fallimento, una malattia grave, la morte di un figlio, e tutto svanisce. Quindi con la ricchezza, a braccetto arriva la paura di perdere la ricchezza e di tornare a vedere la vita priva di distrazioni, quindi per quello schifo che era prima di avere tanti soldi.

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Kurt Cobain, Chris Cornell e tanti altri prima di loro, hanno visto che bellezza, fama, denaro, donne, beni di lusso, erano sì tutto quello che avevano desiderato, ma che, nonostante ciò, ancora non erano felici. Diversamente da Jim Carrey, il quale ha avuto la fortuna di incontrare il maestro Tolle, loro si sono trovati senza speranza:

tutto quello che avevano sempre creduto di desiderare e che pensavano che, una volta ottenuto, li avrebbe resi felici, una volta ottenuto, ancora non li rendeva felici!

Cosa fai quando niente di quello che puoi comprare o trovare può renderti felice?

O ti deprimi, ti droghi e ti ammazzi, oppure scegli di andare oltre.

Purtroppo per noi, Kurt e Chris, così come Avicii, Amy Winehouse, Chester Bennington, Ian Curtis, Bella Darvi, Keith Flint, Marilyn Monroe, Robin Williams, ma anche Ernest Hemingway e la figlia Margaux, non hanno capito quale potesse essere la strada e sono crollati sotto il peso della loro elevata sensibilità, troncandosi la vita, la quale, nonostante i beni materiali illimitati e la bellezza, era divenuta insopportabile.

Lista completa delle star morte di suicidio.

 

2. UN PARTNER

Un altro scherzo della mente, come processo identico al precedente, è quello di affidare la gioia a quella figura che finalmente, dopo tanti anni di pene, di rifiuti e di convinzione profonda di non poter essere amato in quanto indegno di ricevere affetto, avrebbe l’ardire di innamorarsi di noi, di accoglierci ed accettarci per ciò che siamo, donandoci amore incondizionato.

Un ottimo proposito, sulla carta, retto e insindacabile, però ti invito a porti questa domanda, nel caso facessi parte della tifoseria “sono felice se trovo qualcuno che mi ama e che vuole condividere la propria vita con me”, come hanno dichiarato molti nel gruppo (segue domanda):

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 “Per quale ragione una qualsiasi persona dovrebbe desiderare una relazione bella e profonda con te, se tu per primo non sai avere con te stesso una relazione sana e profonda, quindi se tu per primo non sai amarti in modo incondizionato?”

E’ un po’ come se io andassi a comprare il pesce dal pescivendolo, il quale però, scopro, non mangia il suo stesso pesce, ma preferisce comprarlo da altri.
Tu compreresti il pesce da quel pescivendolo? Io credo di no.

 

3. INDIPENDENZA

Più vicino alla verità, ma ancora lontano, è chi cerca l’indipendenza, specie se affettiva, come se fosse un qualcosa che già non possiede.

L’errore è infatti credere di non essere indipendenti, quando invece non c’è nessuno, davvero nessuno, che ci tiene incatenati, se non le nostre idee, le nostre convinzioni (profonde e non viste – che non vogliamo vedere).

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In questo caso, anche in questo, nonostante all’apparenza sembri un intento più sano dei precedenti, possiamo dire che la strada non sia quella corretta.

Anche se in modo quasi impercettibile, si parte dal presupposto che ci sia qualcosa di noi che non venga deciso da noi. Questo è un errore.

La verità è che non ci  conosciamo affatto, quindi ci sembra che, quello che ci accade, accada contro la nostra volontà e per il nostro danno, e che noi abbiamo poco o nulla potere su questo. O almeno è quello che ci sembra. Motivo per cui, chi cerca l’indipendenza (affettiva), non la trova. Perché non sta osservando veramente la strada che porta alla liberazione.

 

4. CONTATTO COL SE’ PROFONDO

La strada verso la felicità, come dimostrano queste testimonianze raccolte tra quelli che stanno facendo un percorso di crescita personale, è certamente quella di conoscere sé stessi.

Siamo sempre noi a creare la realtà che abbiamo intorno e, quando non ci piace, dobbiamo andare a vedere cosa stiamo facendo, soprattutto a quali credenze tossiche siamo attaccati, che ci porta a rovinarci la vita. Dobbiamo scoprire quale spazzatura mentale abbiamo sostenuto per anni, prima indottrinati dalla famiglia e dalla società, poi autonomamente. Dobbiamo scoprire cosa ci sembra ci stia dando un vantaggio, a discapito della totale mancanza di contatto con noi stessi e con la vita che, mentre siamo preoccupati a difenderci e a controllare tutto, ci sfugge di mano.

E’ un percorso sicuramente non immediato, il quale richiede una guida.

Conosco solo due persone che si sono fatte autonomamente da guida, dichiarando il percorso duro e lungo. Una guida, così come per me lo sono stati – e lo sono tutt’ora – i miei due maestri, insieme ad altre guide importantissime che seguono insieme a me un percorso da molti anni, ti aiuta a commettere meno errori, a risparmiare tempo e a non mollare. Ti mostra quali sono i percorsi adatti a te, ti corregge quando cerchi di ingannarti e di non vedere quello che da una vita non vuoi vedere. Ti ama incondizionatamente e fa di tutto per portarti fuori dalla selva oscura.

Buon percorso ❤️

daniela

 

 

 

 

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