Frase banale, forse: la vita è vitale. Per vivere davvero, serve vitalità, altrimenti è tutto un triste sopravvivere.
In ambito relazionale, essere persone vive, veramente vive – e non zombie emotivamente scarichi, vuoti, in attesa di essere resuscitati da un qualche partner che ha fatto il lavoro al posto nostro – è fondamentale per avere la possibilità di vivere relazioni davvero sane.
Ciò che non abbiamo ottenuto veramente e integralmente, e che finiamo per chiedere – e spesso pretendere – implicitamente al partner, è destinato a portarci enorme dolore e sofferenza. Per il semplice fatto che lo stimolo al processo di riscoperta di sé non può essere ottenuto in funzione dell’ottenimento di un qualcosa di esterno. Può essere scatenato da un evento esterno, può essere aiutato dall’esterno – da un terapeuta, un consulente, un maestro – ma la spinta all’evoluzione deve nascere dalla persona per un suo sentire, e non per compiacere il/la partner o per mezzo della spinta del/la partner.
Ogni cosa creata dall’esterno, e che non viene dall’interno, può portare solo alla paura che prima o poi ci venga tolta e, nel migliore dei casi, finisce esattamente così. Nel peggiore, si creano co-dipendenze difficili da sciogliere e che creano grande dolore.
La vitalità, la voglia di compiere la ricerca di sé stessi, non deve quindi essere indotta. Se indotta da qualcuno, si perderà con la dipartita – certa – di quel qualcuno.
Di strada, lungo questo articolo, farò qualche esempio.
Indice
- 1 STAND BY ME
- 2 DIFFERENZA FRA VITALITA’ E DISTRAZIONE
- 3 VARI MODI DI DISTRARSI
- 4 LA STANZA 101
- 5 EVITARE LA STANZA 101
- 6 ENTRARE NELLA STANZA 101
- 7 LA PRIMA NOTTE BUIA DELL’ANIMA
- 8 L’UNIVERSO (DIO, IL SÉ, L’ANIMA) DECIDE, NON TU, EGO
- 9 CAMMINARE SERENI NELLA VITA
- 10 TI RACCONTO COM’E’ FATTO IL LIMBO
- 11 CONCLUSIONI
STAND BY ME
Tre giorni fa ero a Porto, vicino alla libreria Lello, famosissima perché nei film di Harry Potter incarna l’incantevole libreria di Diagon Alley.
Fuori dalla libreria, ad allietare il pubblico in fila per entrare, un artista di strada canta e suona “Stand by me”. Un cagnolino segue con passo fitto il suo umano in mezzo alla folla e gli sta così vicino, attento, cercando di prevedere ogni micro-movimento prima che avvenga, per non farsi calpestare dalla folla e per non perdere il riferimento.
Tutto è perfetto. Tutto è vita.
Quand’è stata l’ultima volta in cui il tempo si è fermato e hai sentito dentro una voce dire “che bella la vita!” con le lacrime agli occhi e il cuore traboccante di vita?
A me è capitato ieri e mi capita molto spesso. Sono quei frangenti in cui “si apre il (chakra del) cuore” e si percepisce la vita scorrere nel pieno delle sue funzioni vitali.
Se non ti capita da molto o non ti è mai capitato, eh beh, permettimi di spiegarti il perché, dato che ci sono passata anche io, una qualche indicazione su dove guardare te la posso dare.
Partiamo con una piccola premessa, un chiarimento fondamentale.
DIFFERENZA FRA VITALITA’ E DISTRAZIONE
Un’azione, la stessa, può essere compiuta da uno stato interiore calmo, di pace e serenità, e genererà bellezza, commozione, estasi. Oppure, la stessa azione, può essere compiuta con l’intento di distrarsi, fuggire da sé stessi, con la volontà di evitare l’ascolto delle proprie profondità, con l’oblio della pace interiore, e ovviamente genererà dolore, paura e tristezza.
Molte, troppe persone, quasi tutte direi, passano tutta la vita, tutta, a fuggire. Lo scopo, in breve, è quello di non ascoltare il proprio stato interiore, quella parte profonda che dice “non vali niente”, “fai schifo”, “non ti vuole nessuno”, “non sai fare nulla”, “non riuscirai mai a fare nulla di buono”!
VARI MODI DI DISTRARSI
Ci sono vari modi per distrarsi, partendo dai più evidenti e ovvi, come il fare uso di droghe, compiere atti estremi, immergersi nei vizi, uscire sempre, andare a feste o stare a casa a videogiocare.
Poi ci sono le intermedie, meno semplici da scovare, ma comunque facilmente visibili: vivere nel conflitto, nella lamentela, nel pettegolezzo, nel biasimo, nella perenne persecuzione delle colpe verso l’esterno.
Ci sono anche modi che contemplano pratiche “ego-spirituali” più o meno elevate, come andare dallo psicologo a sfogarsi senza mai guardarsi dentro, ripetendo a sé stessi e agli altri che comunque “sto facendo qualcosa”, “mi sto impegnando”; ma anche seguire qualche filosofia o religione che ha lo scopo di costruire idee sulle cose e sulle persone per ricreare una sorta di immagine di sicurezza illusoria, pronta a crollare non appena un piccolo pilastro che le sorregge viene meno. Perfino praticare percorsi spirituali, discipline olistiche, leggere libri di guru spirituali e andare ai ritiri spirituali, molto spesso può essere un modo per fuggire da sé stessi.
LA STANZA 101
Non sto dicendo che chiunque svolga queste attività stia scappando da sé, ma che spesso queste pratiche vengono svolte per scappare dal proprio percorso interiore.
La verità è che l’unica strada praticabile e che porta alla soluzione del conflitto interiore è proprio quella che abbiamo paura di percorrere. Quella da cui scappiamo continuamente e che puntualmente, non venendo perseguita, ci restituisce una realtà che non ci piace con lo scopo di farci tornare sul sentiero corretto. Quella che dobbiamo praticare da soli. Quella che nasce da noi, e non quella che compiamo con lo scopo di sembrare più vivi per piacere a qualcuno.
La miseria interiore è la prima causa di rifiuto da parte dell’esterno. Quando tu, profondamente, non stai ardendo di vita, di amore e di passione, ecco che la vita ti evita, l’amore ti evita, la passione ti evita. E’ normale sia così, se ci pensi, perfino logico.
Ovviamente ci sono milioni di persone con la miseria interiore che si fidanzano e creano relazioni di miseria interiore, coprendole di addobbi e dolciumi, ma quanto durano prima di ritornare misere? Dietro l’angolo ecco spuntare subito gelosie, conflitti, tensioni, fastidi, odio, tradimenti, mancanze, pretese. No? Dai, lo sai che è così. Non può che essere così. La relazione riflette quello che sei e, se vivi nella paura, ecco emergere paura.
EVITARE LA STANZA 101
L’hai colto il riferimento alla stanza 101? Mi interessa saperlo. Se la risposta è no, beh, recupera subito.
Fuggire dalla stanza 101, evitarla, temerla, è il modo migliore per garantirsi una vita orribile. E quando hai una vita orribile, non puoi far altro che fingere che ti piaccia e passare il tempo cercando di convincere gli altri che sia così. Quando hai una vita orribile, stare da solo senza fare nulla non è per te sostenibile. Anche stare da solo nella quiete di una meditazione o di una lettura profonda non è qualcosa che riesci a fare. Dici “lo faccio” e poi non ci riesci. Anche stare vicino a persone che ti costringono a guardare chi sei e cosa fai ti risulta impossibile, quindi scegli di avvicinarti a chi ti accompagna nel paese dei balocchi.
Quando senti che la tua vita è orribile, la tua priorità è circondarti di amore e affetto – che ti assicuro che con l’amore e l’affetto non hanno nulla a che fare. Ti devi circondare di attività, di passioni, di emozioni forti – felici o tristi – per non sentire la tua voce interiore.
ENTRARE NELLA STANZA 101
Entrare nella stanza 101 significa dire Basta! a questa fuga. E dire “Va bene!” alla cosa che temi di più.
Sto parlando della perdita del controllo, sto parlando del contatto con quello che ti fa male di te. Sto parlando, quindi, dello smettere di recitare la parte di quello che è bravo, buono, gentile – o la parte del narcisista impeccabile che vale più degli altri – e stare a contatto con quel senso di miseria da cui scappi da tutta la vita utilizzando i peggiori espedienti.
Il sentiero corretto è quello che ci porta all’individuazione, al Sé, alla fine del conflitto con noi stessi e col mondo.
Ho una brutta – per me bella – notizia per quelli che hanno letto fin qui e hanno capito quello che ho detto (se non hai capito nulla di quello che ho scritto, o hai capito e non sei d’accordo, tranquillo che per te la notizia non è brutta!):
una volta intrapreso il sentiero verso il risveglio, non si torna indietro.
LA PRIMA NOTTE BUIA DELL’ANIMA
Tutti noi abbiamo avuto, presto o tardi, modo di vivere una situazione, un evento, spesso un amore, che ci ha portati a provare un dolore molto, molto forte. Quel dolore, anche se lo abbiamo identificato con una causa esterna, in realtà, se ci pensi bene, è stato causato da un unico processo:
hai provato quel dolore interiore insopportabile nel momento in cui ti sei accorto che tutti i pilastri sui quali avevi costruito il tuo benessere emotivo interiore erano falsi, erano delle sovrastrutture e, come tali, sono venuti meno.
Sì, lo so, poi le hai ricostruite e adesso stai “bene”, o almeno credi.
Ebbene, ho una brut..bellissima notizia per te:
se hai costruito nuove sovrastrutture, più solide e razionali, più facili da tenere in piedi affinché non crollino, beh… crolleranno. Crolleranno lo stesso, e faranno più male della volta precedente, è solo questione di tempo.
Ma attenzione, c’è un modo per non far cadere le tue sovrastrutture, ma non è in mano tua, non dipende da te, non è sotto il tuo controllo. Quel modo è l’essere troppo “scemi” per poter realmente evolvere.
Mi sento comunque di poter affermare che, se stai leggendo questo articolo e stai capendo quello che c’è scritto, non sei così scemo, quindi paradossalmente sei fregato 😉
L’UNIVERSO (DIO, IL SÉ, L’ANIMA) DECIDE, NON TU, EGO
Esistono dei processi che si devono compiere e non importa che tu lo voglia o meno, non importa che tu costruisca intricatissime reti di sovrastrutture, se quel processo deve accadere, accadrà e tu puoi fare due cose:
- seguire il tuo sentire che ti porterà verso la scoperta di ciò che sei, senza opporti agli eventi e ai segnali che ti indicano la via;
- metterti di traverso cercando di portare avanti la tua idea di quello che devi fare, essere e diventare, che per lo più è un’idea mentale – frutto di irrisolti dell’inconscio – che ti porterà a creare una realtà che non vuoi e a soffrire esponenzialmente.
Questo, ovviamente, solo se hai le potenzialità reali per evolvere. Se l’Universo ti ritiene incapace di procedere oltre, ti lascia in pace.
C’è anche l’opzione dove l’Universo non ti lascia in pace, ma tu, dopo esserti bruciato la prima volta durante la tua prima vera crisi – quella in cui pensi di suicidarti, per capirci – fai un balzo talmente tanto indietro che ti vai a sedere nell’ultimo banco con quelli coi quali l’Universo ha già gettato la spugna.
CAMMINARE SERENI NELLA VITA
Quindi, paradossalmente, quando non hai realizzato il Sé e la tua vita procede stranamente tranquilla significa che l’Universo ha lasciato perdere con te (sia che tu non abbia mai avuto speranze, sia che tu abbia rinunciato al tuo gettone evolutivo dopo la prima grossa difficoltà), e si sta occupando di chi realmente è pronto per procedere lungo la strada.
Ci sono quindi due strade per camminare realmente (realmente!) sereni attraverso la vita:
- Realizzare il Sé, completare il processo di individuazione, uscire dalle dinamiche dell’ego, ritirare le proiezioni, sanare la psiche, quindi, in poche parole, fare un lavoro di indagine di alcuni anni con un terapeuta e abbinare a questo processo anche uno stile di vita coerente, nella presenza e nell’azione sana nella materia;
- Rendersi talmente ostili al processo di crescita interiore tanto da essere lasciati in pace dall’Universo (che poi, siccome Universo è un tantino astratto come processo, lo posso spiegare anche con la cessazione dei moti dell’inconscio che lanciano segnali e creano realtà esterne col fine di farci rendere conto di chi siamo, di dove guardare, di come procedere, etc.)
Moltissime persone sono in realtà perse nel limbo fra 1 e 2.
TI RACCONTO COM’E’ FATTO IL LIMBO
Forse per la prima volta nella mia vita non so realmente quantificare, anche a spanne, quale possa essere la percentuale di persone che potrei considerare nel limbo, ovvero quelle che hanno la possibilità di evolvere, ma che fanno di tutto per non farlo, in barba all’Universo/Inconscio che cerca di fare il possibile per farle svegliare e andare avanti (anzi, dentro).
Potrebbero essere almeno il 50% della popolazione (europea almeno), ma probabilmente anche di più, forse potrebbero essere anche il 70%, non lo so. La percentuale di chi ha realizzato un’evoluzione interiore tale da essersi centrato su di sé, smettendo di vivere di proiezioni, ombre e complessi, è molto bassa, fra l’1 e il 2%. Le restanti, sono persone che si sono arrese o che non sono a un livello di coscienza tale da poter reggere un’evoluzione interiore.
Occorre infatti una struttura psichica e fisica abbastanza salda per reggere un processo evolutivo, in quanto – è parere di chiunque abbia lavorato seriamente su questi aspetti – processare i contenuti del profondo può essere (e quasi sempre lo è – probabilmente sempre) un’esperienza molto dolorosa, in termini psichici che finiscono talvolta col riversarsi sul fisico – psicosomatica, quindi.
CONCLUSIONI
Le persone che sono “per strada”, sulla via, o quelle che hanno ritenuto la strada troppo ardua, o che sono state scartate dal sistema perché ritenute inabili all’evoluzione – secondo me comunque una possibilità, anche piccola, viene sempre data a tutti – di base vivono la vita secondo questi precetti:
- La colpa della loro sofferenza è quasi sempre degli altri (o degli eventi);
- (Quando non è degli altri) è loro, quindi si incolpano, si maltrattano (e comunque fuori dicono che è tutta colpa loro, ma nel loro profondo comunque sostengono sempre la colpa esterna);
- Rispondono a quello che non va loro bene con rabbia, aggressività, manipolazione, controllo;
- (oppure) rispondono con sottomissione, vittimismo (manipolatorio), dipendenza.
E, per tornare finalmente in topic e concludere, posso dire questo:
non è possibile esperire alcuna reale vitalità, quindi non è possibile Vivere, con la V maiuscola, se non si è compiuto un processo reale e profondo di integrazione, individuazione, realizzazione e risveglio interiore. Chi appare felice, ma non ha realmente e profondamente lavorato per anni! su di sé, sta fingendo, si sta imbrogliando, e si sta preparando allo schianto.
Solo quando vedi – e solitamente deve accadere cinque, dieci, venti volte – che non c’è soluzione reale nella ricerca di risposte all’esterno, ma che tutto accade all’interno, e scegli con enorme dolore e difficoltà di smettere di agire cercando di manipolare l’esterno col fine di stare meglio, e inizi a trovare quell’energia vitale dentro di te, solo allora inizi a vivere.
Quel contatto col Sé profondo ha le risposte che cerchi, quelle che ti nutrono e nutrono la tua vita.
Tutto il resto è finzione, è processo, è limbo, è sovrastruttura. Magari anche apparentemente bella, apparentemente stabile, ma comunque finzione.
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